Nella cittadina di Dusseldorf si verifica l’omicidio di una bambina, il professor
Lohman (Bob Mc Tyra), famoso criminologo viene chiamato dalla polizia per una
consulenza. Il tutto ricondurrebbe ad Hans Beckert, noto pedofilo ma il professor
Lohman apprende che è deceduto già da tempo.
Nato a Beinasco (TO) nel 1961 ha esordito come scrittore,
usando lo pseudonimo di Bob Mc Tyra, nel 2015 con il libro “L’aria che t’ira” pubblicato
da Edizioni Freccia D’Oro, a cui hanno fatto seguito “Se ancora T’ira” (2016), “T’ira
T’ira T’ira” (2018)
Ha pubblicato come Roberto Tira “I Ron”, racconto breve per bambini da cui è stato
tratto uno spettacolo teatrale e il giallo “Janus”.
Ha fondato assieme all’amico Marco Cevolani nel 2018 “La piccola compagnia teatrale
del cammello rosa on stage” che ha messo in scena le sue poesie con lo spettacolo
“Anche le poesie nel loro piccolo t’ira”.
Nato a Cento (FE) nel 1977, ha pubblicato nel 2011 per l’editore Il
Rovescio di Roma il libro “Non posso stare altrove” a cui è seguito “Per una vita
intera”. Ha fondato la Casa Editrice Freccia D’Oro nel 2012 e come autore ha firmato
diverse opere che spaziano tra il giallo e le avventure per ragazzi. Suoi i personaggi di
Samuel Bertelli e di Mattia Rosetti, protagonisti di diverse opere letterarie e fumetti. Ha
fondato assieme all’amico Roberto Tira la “Piccolo Compagnia Teatrale del Cammello
Rosa on Stage”
Nel 1931 Fritz Lang gira M - Il mostro di Dusseldorf, in cui un ignoto assassino (con il volto indimenticabile di Peter Lorre) violenta e uccide numerose bambine senza lasciare alcuna traccia. Nella città viene allora organizzata una fitta rete di ricerche a cui partecipano anche i mendicanti e i criminali. Così si scopre il primo indizio: l'assassino quando avvicina le vittime fischietta un macabro motivo, tratto dal Peer Gynt di Grieg. Presto il mostro viene individuato da un venditore di palloncini che riesce con un gesso a segnargli sulle spalle una grande M (che sta per Morder, assassino). L'uomo è braccato e si barrica in una fabbrica ma viene catturato dalla malavita che vorrebbe giustiziarlo: solo all'ultimo momento viene salvato dalla polizia che lo consegna alla giustizia ufficiale. M - Il mostro di Dusseldorf è uno dei primi film parlati di Lang in cui si fondono le tecniche altamente espressive del cinema muto con la stupefacente modernità di un sonoro capace di raggelare. Ispirato a una vicenda reale, Lang riprende i suoi temi preferiti, come il contrasto tra giustizia ufficiale e giustizia privata, ed esalta gli effetti fotografici e quelli sonori, realizzando l'antesignano dei film sui serial-killer, divenuti negli ultimi anni un vero e proprio genere
M - Il mostro di Dusseldorf è uno dei film più importanti della storia del cinema. Cerchiamo di capire perchè il film di Fritz Lang è un capolavoro senza tempo.
_M – Il mostro di Dusseldorf è il primo film europeo a utilizzare il sonoro.
_Appare evidente agli occhi di uno spettatore che vede M – Il mostro di Dusseldorf come il film di Lang imponga i canoni del genere noir.
Fritz Haarmann è stato un serial killer tedesco, soprannominato "Il macellaio di Hannover" o "Il licantropo di Hannover" per l'efferatezza dei suoi crimini.
Il suo è uno dei casi più celebri della storia, fra tutti quelli che hanno coinvolto serial killer.
Dal 1919 al 1924, Haarmann commise almeno ventiquattro assassinii, e forse oltre 27. Le sue vittime erano "ragazzi di strada" che vagabondavano attorno alle stazioni ferroviarie: Haarmann li portava nel proprio appartamento, per poi ucciderli mordendoli alla gola in un atto di frenesia sessuale. Durante il processo, si sparse la voce che avesse venduto la carne delle sue vittime al mercato nero spacciandola per maiale, ma non esiste alcuna prova a conferma di tale diceria.
Assieme a lui fu processato il suo complice, Hans Grans (1901-dopo il 1980), un giovane ladruncolo e prostituto, amante fisso e convivente di Haarman, che rivendeva i vestiti delle vittime. Haarmann fu infine scoperto quando diversi resti ossei, che aveva scaricato nel fiume Leine, riemersero.
Il suo processo fu molto spettacolare: fu uno dei primi processi a diventare "evento mediatico" in Germania. All'epoca non esistevano concetti o parole per descrivere i suoi delitti: fu quindi definito "lupo mannaro" o "vampiro", oltre che "psicopatico sessuale".
Ma a parte la tremenda crudeltà dei dettagli dei delitti che Haarmann ammise di aver commesso, scosse ancor più la società tedesca il coinvolgimento della polizia nel caso: Haarmann, che aveva precedenti penali per furto ed era stato in passato ricoverato in manicomio, era usato regolarmente dalla polizia come informatore, per cui era amico intimo di alcuni agenti, che occasionalmente ricevevano da lui vestiti come "dono" e chiudevano un occhio sulla sua frequentazione di giovanissimi prostituti (l'omosessualità era illegale, in base al paragrafo 175).
Haarman approfittò di tale ruolo presso la polizia adescando col ricatto nell'atrio della stazione di Hannover alcuni minorenni, vagabondi o prostituti fuggiti di casa, minacciando di denunciarli alle forze dell'ordine se non lo avessero accompagnato a casa sua.
Durante il processo Grans sostenne la sua estraneità ai crimini; il suo ruolo si sarebbe limitato a rivenderne gli abiti. Haarman invece lo denunciò quale complice in tutti i reati, riuscendo a convincere la giuria della sua colpevolezza. Haarmann fu dichiarato capace di intendere e di volere, giudicato colpevole, condannato a 24 pene di morte e infine giustiziato. Grans ricevette inizialmente una condanna a morte per incitamento all'omicidio in un singolo caso.
Haarmann fu decapitato il 15 aprile 1925, su pressione dell'opinione pubblica, la quale era eccitata e non avrebbe apprezzato che Haarmann venisse semplicemente rinchiuso in un ospedale psichiatrico.
Dopo l'esecuzione capitale di Haarmann, fu trovata una sua lettera che scagionava Grans completamente, e dichiarava: "Avete giustiziato un innocente". Questo condusse ad un nuovo processo che commutò la condanna di Grans a 12 anni di prigione. Dopo aver scontato la sua pena, Grans continuò a vivere ad Hannover fino alla sua morte attorno al 1980.
Peter Kürten è stato un serial killer tedesco. Fu soprannominato "Il vampiro di Düsseldorf", dalla città in cui colpì. Commise almeno 30 omicidi tra uomini, donne e bambini, usando armi bianche, come forbici e coltelli. Peter Kürten era affetto dalla Sindrome di Renfield (Il vampirismo clinico, anche noto come ematolagnia, è una parafilia caratterizzata dall'eccitazione sessuale nella maggior parte dei casi associata a un bisogno compulsivo di vedere, sentire o ingerire il sangue, ciò indipendentemente dal fatto che ci sia o meno l'autoconvinzione dell'essere un vampiro)
Descritto dallo scienziato forense Karl Berg come "il re dei pervertiti sessuali" Kürten fu giudicato colpevole di nove omicidi e sette tentati omicidi, e nell'aprile 1931 fu condannato alla pena di morte per decapitazione. Venne giustiziato il 2 luglio 1931 all'età di 48 anni.
Già da piccolo mostrava segni di squilibrio. Iniziò ad uccidere già all'età di 9 anni, nel 1892, quando Kürten finse di affogare mentre stava su una zattera con un amico. Quest'ultimo si lanciò in suo soccorso e Peter lo affogò. Ha avuto un'infanzia di violenze; il padre, alcolizzato, obbligava la madre ad avere rapporti sessuali di fronte ai figli. Kürten iniziò a fare amicizia con un vicino di casa, un accalappiacani. Egli però era un perverso, insegnò a Kurten come masturbarsi e come torturare gli animali. Peter, invece di evitare quell'uomo, ne divenne amico. Il vampiro di Düsseldorf crebbe in un ambiente così perverso che iniziò ad avere rapporti sessuali con gli animali. Si accorse poi che era ancora più eccitante se pugnalava gli animali durante il rapporto sessuale.
Il suo primo omicidio in età adulta fu quello di una bambina di 10 anni. Era il 1929 e Peter era entrato in una locanda con lo scopo di derubare ma non trovò nulla in nessuna stanza, fino a quando non giunse nell'ultima stanza dove vide una bambina dormire nel suo letto. Mentre la bambina dormiva, Kürten entrò nella sua stanza, la soffocò, le sbatté la testa contro lo spigolo del letto e violentò il corpo. Poi le tagliò la gola e bevve il suo sangue. La serie di omicidi avvenne tra il 1929 e il 1930. Tra i più feroci dei 30 omicidi fu l'omicidio di 3 uomini pugnalati alle costole e quello di un'altra bambina. L'assassino la stuprò e la pugnalò ripetutamente. Il giorno successivo l'uomo tornò sul luogo del delitto e provò orgasmi a ripetizione senza muovere un dito ma solo ripensando a ciò che aveva fatto. Per l'omicida, percepire così tanto terrore e preoccupazione tra la popolazione riguardo agli omicidi era estremamente eccitante e lo faceva sentire onnipotente.
Nel 1930 avvennero altri due brutali omicidi a danno di due sorelle di 5 e 7 anni; erano le 22:00 di sera e le bambine stavano tornando a casa da una festa paesana senza sapere che un'ombra nascosta tra gli alberi le stava seguendo. Quando l'assassino capì che era da solo con le due bambine, comparve davanti a loro e chiese alla sorella più grande
«Potresti andare a comprarmi un pacchetto di sigarette? Nel frattempo io starò attento alla tua sorellina» |
A quel tempo l'informazione non era come quella attuale perciò mancò nelle bambine quel pizzico di diffidenza. La sorella accettò e durante la sua assenza l'assassino trascinò la sorella più piccola tra gli alberi e le tagliò la gola. Quando l'altra bambina tornò sul posto dove aveva lasciato Kürten e la sua sorellina, trovò solo Kürten, il quale la trascinò tra gli alberi e la decapitò.
L'ultimo tra i suoi omicidi fu quello di una ragazza. L'omicida la obbligò ad avere un rapporto sessuale con lui, ma la ragazza rispose che avrebbe preferito morire. Kürten urlò: «Muori allora!» e la uccise a pugnalate. Da quel giorno al suo arresto le sue aggressioni finirono sempre "bene" per le vittime; ovvero riuscirono sempre a scamparla. Organizzò lui stesso la cattura quando vide che le autorità stavano per risalire al suo nome. Le forze dell'ordine avevano messo una taglia sulla sua cattura. Così Kürten propose alla moglie di chiamare la polizia affinché potesse ricevere la somma di denaro. Così avrebbe potuto avere dei soldi per vivere anche senza lo stipendio del marito.
La sera del 1º luglio 1931, Kürten ricevette l'ultima cena del condannato. Volle una Wiener Schnitzel (una specialità della cucina viennese, consistente in una sottile fetta di vitello impanata e fritta nello strutto), una bottiglia di vino bianco, e patatine fritte. Kürten divorò tutto in breve tempo e poi chiese una seconda porzione. Il personale del carcere decise di accontentarlo.
Alle 6 del mattino del 2 luglio, Peter Kürten fu ghigliottinato nel cortile della prigione di Klingelputz, Colonia, dal boia Carl Gröpler. Si recò al patibolo accompagnato dallo psichiatra del carcere e da un prete.
Le sue ultime parole, rivolte allo psichiatra, furono:
«Mi potrebbe dire se una volta che la mia testa è stata tagliata sarò ancora in grado di sentire il suono del mio sangue uscire dal ceppo del collo? Questo sarebbe il piacere di tutti i piaceri.» |
se no viene l'uomo nero
col suo lungo coltellaccio,
per tagliare a pezzettini
proprio te!»